Dopo anni di denaro “facile”, il rubinetto si è chiuso. E per famiglie, PMI e investitori, è iniziata un’era nuova fatta di scelte più consapevoli, margini più stretti e strategie difensive.
Per capire davvero cosa sta accadendo oggi nel mondo del credito, bisogna partire da Francoforte. È lì che la Banca Centrale Europea ha deciso, a partire dal 2022, di intraprendere la più dura stretta monetaria degli ultimi vent’anni. Obiettivo: frenare l’inflazione, che stava erodendo salari e risparmi. Mezzo: alzare i tassi. Risultato: mutui più cari, accesso al credito più difficile, e un clima di incertezza che si è rapidamente riversato sull’economia reale.
Mutui alle stelle: la casa costa (di nuovo) cara. Per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile nel 2020 o 2021, gli aumenti sono stati brutali. In alcuni casi, le rate sono raddoppiate in meno di due anni. Questo ha messo in difficoltà non solo giovani coppie e famiglie monoreddito, ma anche piccoli proprietari che avevano acceso finanziamenti per ristrutturazioni o acquisti secondari. Il mercato immobiliare ha reagito con un rallentamento delle compravendite e una maggiore cautela da parte delle banche, che oggi chiedono garanzie più solide e preferiscono mutui a tasso fisso, spesso a condizioni meno favorevoli.
Le imprese alle prese con il “credito selettivo” Anche per le PMI il contesto è cambiato. Se prima bastava una buona reputazione bancaria per ottenere linee di credito, oggi tutto è sotto esame: rating, bilanci, settori di appartenenza. Il credito diventa selettivo e i tempi si allungano. Molte imprese italiane, già provate dai rincari energetici e dalle incertezze geopolitiche, rischiano di non reggere l’urto.
Non a caso cresce l’interesse per forme alternative di finanziamento: minibond, fondi di private debt, piattaforme fintech. Strumenti utili, ma non sempre adatti a tutte le realtà, specie se prive di una governance strutturata o di advisor qualificati.
Chi investe oggi si trova davanti a un bivio. Da una parte ci sono rendimenti più alti su strumenti “sicuri”, come i titoli di Stato, tornati appetibili dopo anni di rendimenti vicini allo zero. Dall’altra, si apre una finestra interessante sul mercato degli asset illiquidi: fondi NPL, crediti fiscali, cartolarizzazioni, distressed asset. Opportunità che richiedono però competenza, prudenza e una corretta profilatura del rischio.
Il punto è proprio questo: la fase dei rendimenti facili è finita. Oggi più che mai servono scelte consapevoli, diversificazione e protezione. Anche dal punto di vista giuridico.
Il ruolo del consulente legale e finanziario. In questo nuovo contesto, il ruolo del consulente – legale, patrimoniale, bancario – torna centrale. Dalla rinegoziazione di un mutuo alla verifica della legittimità di clausole contrattuali, dalla difesa contro richieste illegittime di rientro alle strategie per prevenire l’escussione delle garanzie, ogni passaggio va valutato con attenzione.
Non è solo una questione economica: è una questione di diritti. In conclusione, se c’è una lezione che possiamo trarre dal cambio di paradigma imposto dalla BCE, è che oggi più che mai serve competenza. Per chi compra casa, per chi fa impresa, per chi investe. E anche per chi, purtroppo, si trova a dover difendere ciò che ha costruito. Perché quando i tassi salgono, sale anche il rischio di sbagliare. E in finanza, gli errori si pagano caro.