Fino a qui abbiamo camminato lungo la frontiera efficiente con un solo vincolo: tutti gli asset avevano un certo grado di incertezza. Maggiore o minore che fosse, nessun titolo offriva garanzie assolute. La regola era chiara: più rendimento volevi, più rischio dovevi accettare. Una danza inevitabile tra desiderio e paura.
Poi, un giorno, nel modello teorico entra l’asset privo di rischio. E la scena cambia.
Cos’è esattamente un asset risk-free? In termini semplici, è un investimento che garantisce un rendimento certo, noto in anticipo, senza alcuna possibilità di perdita. Nella realtà non esiste nulla di totalmente privo di rischio, ma ci si avvicinano molto i titoli di Stato a breve scadenza di Paesi solidi, come i Treasury americani o i BOT italiani, se detenuti fino alla scadenza. In teoria, si assume che questo asset esista e che il suo rendimento sia una costante, una linea piatta in mezzo al mare increspato dei mercati.
Il primo effetto che questo provoca è psicologico. L’investitore, abituato a dover scegliere tra tante incertezze, scopre che può affidarsi a una base solida, un punto fermo da cui partire. E con questo nuovo strumento in mano, succede qualcosa di straordinario.
Torniamo al nostro grafico, quello in cui sull’asse orizzontale c’era il rischio e su quello verticale il rendimento atteso. Prima, ogni portafoglio era un punto nel piano, e la frontiera efficiente era una curva che si piegava verso l’alto, descrivendo i migliori equilibri possibili. Ora però, con l’asset privo di rischio, possiamo costruire una retta che parte da quel punto sicuro e va verso uno qualunque dei portafogli rischiosi sulla frontiera. Non è una linea qualunque: è una combinazione lineare tra l’investimento certo e quello incerto. Una sorta di cocktail tra tranquillità e ambizione.
Ma non tutti i cocktail sono uguali. C’è una combinazione in particolare che rende questa retta tangente alla frontiera efficiente. E questa retta prende un nome preciso: Capital Market Line, la linea di mercato dei capitali.
Cosa ha di speciale? Ha il rendimento più alto possibile per ogni grado di rischio, considerando che l’investitore può suddividere il proprio capitale tra un asset privo di rischio e un portafoglio ottimale composto da asset rischiosi. Questo portafoglio, quello che si trova nel punto di tangenza, è il nuovo protagonista: il portafoglio di mercato. È la sintesi perfetta tra tutti gli investimenti rischiosi: azioni, obbligazioni, materie prime, tutto quello che esiste nei mercati, combinato con efficienza assoluta.
Da qui in avanti, la costruzione del portafoglio diventa ancora più elegante. Non serve più decidere quali asset rischiosi combinare tra loro: basta puntare al portafoglio di mercato, che è uguale per tutti. La vera differenza, ora, sta nella scelta tra quanto investire nel risk-free e quanto nel portafoglio di mercato. È il teorema della separazione di Tobin: la costruzione del portafoglio si divide in due fasi distinte. Prima si trova il portafoglio efficiente, poi si adatta il rischio al profilo dell’investitore.
Se sei prudente, investirai più nel titolo sicuro e meno nel portafoglio di mercato. Se sei aggressivo, potresti addirittura prendere a prestito denaro a tasso risk-free per investire di più nel portafoglio di mercato (questa parte è teorica, ma utile a capire il concetto). Tutto si muove lungo quella retta che da un punto certo si slancia verso l’alto, come una freccia. E su quella retta stanno tutte le scelte efficienti possibili.
Questa linea ha un’altra caratteristica affascinante: la sua pendenza è l’indice di Sharpe, ma di questo parleremo meglio tra due lezioni. Per ora, basta sapere che la pendenza della CML misura quanto rendimento in più puoi ottenere per ogni unità di rischio che decidi di assumerti.
In pratica, l’introduzione dell’asset privo di rischio semplifica tutto. La complessità della frontiera efficiente si riduce a un problema molto più semplice: quanto sei disposto a rischiare? A ogni risposta corrisponde un punto preciso sulla retta, che ti offre la miglior combinazione tra rendimento e rischio. Nessuno ti chiede più di capire le correlazioni tra titoli, o di destreggiarti tra mille asset class. La finanza moderna ti prende per mano e ti dice: "ecco la linea, tu scegli dove stare."
Ma attenzione, perché se da un lato il modello si semplifica, dall’altro diventa ancora più astratto. Stiamo entrando in un mondo teorico, in cui il mercato è perfettamente liquido, gli investitori sono razionali, e l’informazione è disponibile per tutti. Un mondo elegante, ma distante dalla realtà quotidiana, dove gli asset risk-free non sono del tutto privi di rischio, dove la volatilità cambia, e dove le emozioni umane sono più forti delle formule.
Eppure, proprio in questa astrazione, c’è qualcosa di potente. Un modo per pensare meglio. Per allenare la mente a distinguere ciò che dipende dalla tecnica da ciò che dipende dalla volontà. E per ricordarci che ogni scelta di portafoglio è, prima ancora che una decisione finanziaria, un’espressione della nostra identità di investitori.
Nella prossima lezione, lasceremo per un momento i portafogli e ci concentreremo sull’uomo che ha dato il suo nome all’indice che misura l’efficienza del rischio: William Sharpe. Scopriremo che anche lui, come Markowitz, non ha semplicemente inventato una formula, ma ha cambiato il modo di valutare il valore di un investimento.